Don Giovanni Brevi, cappellano militare sul Fronte Russo, tornò dalla prigionia nel 1954, di seguito un suo breve ritratto.

Don Brevi era nato nel 1908 a Rocca del Colle (oggi Bagnatica) in provincia di Bergamo, da famiglia contadina. Entrato giovanissimo nella Scuola Apostolica del Sacro Cuore di Albino, Bergamo, prosegue poi gli studi teologici nel Seminario di Bologna e nel 1934 è ordinato sacerdote, scegliendo come nome religioso quello di “Padre Davide”. Dopo l’ordinazione parte come missionario tra i lebbrosi del Camerun Francese. Con l’entrata in guerra dell’Italia nel giugno 1940 viene internato dalle autorità francesi in un campo di concentramento. Liberato in novembre, entra nell’Ordinariato Militare. Nel dicembre 1940 nominato Tenente Cappellano Militare, parte per il fronte greco-albanese assegnato al Btg. “L’Aquila” del 9° Rgt. Alpini della Divisione Julia e con questo reparto partecipa alle operazioni di guerra. Nell’agosto 1941 viene trasferito al Btg. “Val Cismon”, sempre del 9° Rgt. Alpini. Nel maggio del 1942 rimpatria con tutta la Divisione Julia, che dopo tre mesi di preparazione, il 15 agosto parte per il fronte russo. Qui, dopo le note vicende legate alla drammatica ritirata del gennaio 1943, viene fatto prigioniero con i superstiti del Btg. “Val Cismon” il 21 gennaio al bivio di Rossosch in località Kolkoz Stalino. Durante i lunghi anni di prigionia attraverso trentasei campi di concentramento, di lavori forzati e di punizione, affronta angherie e soprusi per il suo ostinato comportamento di “ribelle”. Tutto questo gli varrà il nomignolo di Ghandi, per i frequenti scioperi della fame che, nonostante il ridotto vitto di pura sopravvivenza, si impone per veder riconosciuti ai compagni di prigionia i più elementari diritti umani e a se stesso quello di svolgere la missione di conforto religioso a favore dei reclusi di ogni fede e nazionalità.
Ai suoi carcerieri ed agli sfortunati compagni di prigionia, non solo italiani ma anche di altre nazionalità, fra i quali è molto conosciuto ed apprezzato, così motiva il suo essere ribelle: “io rimango sacerdote, ufficiale, cattolico, italiano”. Per il suo eroico comportamento, le cui notizie giungono alle autorità italiane attraverso i prigionieri che gradatamente vengono liberati, con decreto del Presidente della Repubblica del 5 agosto 1951, gli viene conferita la Medaglia d’Oro al valor militare.
Rimetterà piede in Italia la mattina del 14 gennaio 1954.

L’anno successivo viene pubblicato dall’Editore Garzanti-Milano a cura di Franco Di Bella, il suo libro di memorie Russia 1942-1954 più volte ristampato nel corso degli anni.

Dopo un breve periodo di riposo riprende il suo servizio di cappellano militare assegnato questa volta alla Guardia di Finanza di Torino presso la quale rimane fino al 1976 quando viene congedato per raggiunti limiti di età con il grado di Maggiore. Si ritira quindi nell’eremo di Ronco Biellese dove muore il 31 gennaio 1998 ed è sepolto nel locale cimitero.

Medaglia d’Oro al valor militare
Meda gliad'oro valor militare«Apostolo della fede, martire del patriottismo, in ogni situazione, in ogni momento si offriva e si prodigava in favore dei bisognosi, noncurante della sua stessa persona. Sacerdote caritatevole ed illuminato, infermiere premuroso ed amorevole, curava generosamente gli infetti di mortali epidemie. Intransigente patriota, con adamantina fierezza, affrontava pericoli e disagi, senza mai piegarsi a lusinghe e minacce. Di fronte ai doveri ed alla dignità di soldato e di italiano preferiva affrontare le sofferenze e il pericolo di morte pur di non cedere. Eroicamente guadagnava il martirio ai lavori forzati. Esempio sublime di pura fede e di quanto possa un apostolo di Cristo ed un soldato della Patria.»
-Prigionia in Russia, 1942-1954.
-Presidente della Repubblica 5 agosto 1951

 

 

Croce di guerra  al valor militare
«Cappellano militare di un battaglione alpino, durante un intenso bombardamento si portava in luogo fortemente battuto per dare il conforto della fede ai militari colpiti a morte e, noncurante dell’intenso tiro di armi automatiche nemiche, si receva oltre le nostre linee per ricuperare alcune salme e dar loro onorata sepoltura.»
– Mari Scindeli (fronte greco), 11 marzo-11 aprile 1941.