Desidero iniziare questa mia relazione con un semplice grazie! Grazie a tutti, Delegati, Alpini e Alpine, Amici e Amiche, Aggregati e Aggregate e ai tanti che, pur non iscritti, collaborano e sostengono la nostra Sezione e i suoi Gruppi. Grazie, in sostanza, a chi continua a percorrere con lealtà, semplicità e schiettezza la via maestra che ci hanno indicato i nostri Padri fondatori.
Sicuramente la responsabilità di essere Presidente non è incarico da affrontare con leggerezza o presunzione, perché è sempre più caricato da doveri, sia per gli impegni associativi, sia per le responsabilità delle tante leggi e norme che disciplinano la quotidiana attività della Sezione e ancor più sento sulle spalle il peso dello zaino dopo la riconferma all’unanimità di Consiglieri sezionali e Capigruppo lo scorso 19 dicembre quando, per coerenza con quanto annunciato durante l’assemblea del 2022, e non per protesta come qualcuno ha voluto far intendere, avevo rimesso il mandato in seguito alla non assegnazione dell’adunata 2024.
Il mondo corre e riduce i momenti lasciati al dialogo: troppe ore si devono dedicare a pratiche e incartamenti, serve una gestione associativa, amministrativa ed economica coscienziosa, senza dimenticare l’attenzione alle direttive della sede nazionale che devono senza eccezione essere recepite, anche quelle a volte farraginose o non condivise! Non voglio, però, annoiarvi descrivendovi gli aspetti formali della vita di un Presidente, è mio dovere parlarvi di vita associativa, esponendovi proposte e progetti sul nostro futuro, che sono certo sarà ricco di tante soddisfazioni per la nostra, non mi stancherò mai di ripeterlo, grande Sezione.
Il 2022 è stato l’anno del risveglio da quel forzato “letargo pandemico” che aveva avvolto il mondo e che il nostro mondo Alpino ha sofferto in particolare, perché noi viviamo di socialità, dello stare insieme tra noi, con e per gli altri; migliore ripartenza non potevano non essere i tanti eventi, tra tutti il nostro Centenario e i 150 anni di fondazione del Corpo degli Alpini. Manifestazioni già ampiamente raccontate da chi mi ha preceduto e che devono diventare pungolo per continuare a migliorarci, ad alzare sempre verso l’alto l’asticella dei nostri obiettivi: non limitiamoci a descriverci come una grande famiglia alpina, dimostriamolo sul campo quotidianamente. Evitiamo che discussioni, diatribe e divergenze personali abbiano il sopravvento nei nostri rapporti: impegniamoci tutti a lasciar da parte egoismi e personalismi, impediamo che la facciano da padroni. A costo di sembrare noioso e ripetitivo, affermo anche oggi con forza che avere sulla testa un Cappello Alpino non ti fa essere automaticamente Alpino, ma è come ci si comporta e si opera che ti fa essere Alpino e lo stesso vale anche per chi vuol essere veramente Amico degli Alpini o Aggregato!
L’ Associazione Nazionale Alpini è un’ Associazione d’ Arma sopravvissuta a mille avvenimenti perché si basa sulle solide fondamenta sancite dal nostro Statuto e su una gerarchia piramidale alla quale tutti noi dobbiamo adeguarci: Consiglio Direttivo Nazionale – Sezione – Gruppo, con i Gruppi basi fondamentali e indispensabili a questa piramide: secondo me, è anche giusto però rovesciare questa piramide, trasformandola in un imbuto, che raccoglie e indirizza i suggerimenti verso vertice, il Consiglio Direttivo Nazionale
Non dimentichiamoci mai che il nostro spirito alpino, quello del primo raduno sull’Ortigara, dei nostri Reduci, dei tanti che vivono l’Associazione, racconta di valori e identità da troppi dimenticati; non disperdiamoli, utilizziamo le nostre energie nel concreto. Nostro obiettivo primario dovrà essere il mai accontentarsi del minimo e il cercare sempre il massimo: no alle mezze misure! Non dobbiamo avere paura di cambiare, di cercare nuove vie per crescere, dobbiamo aver paura di rimanere cocciutamente sempre uguali; le novità consideriamole sempre opportunità, non pericolo!
A proposito di mondo che cambia, inevitabile un mio pensiero sul dopo Adunata di Rimini, su ciò che è avvenuto mediaticamente ancor prima del suo termine; da sempre non apprezzo i seguaci del qualunquismo che con faciloneria estendono la colpa di qualcuno o di pochi ad intere categorie: non tutti i politici sono ladri, non tutte le donne sono adescatrici, non tutta la nuova generazione è indolente, non tutti gli Alpini sono molestatori o sessisti! Quello che è successo a Rimini, tanto o poco, va comunque fermamente condannato perché chi sbaglia va individuato, punito e se, oltretutto, è un nostro iscritto cacciato pubblicamente a pedate, ma non possiamo supinamente accettare la criminalizzazione di tutta l’Associazione Nazionale Alpini. Udine si avvicina e certamente dovremo essere pronti e attenti: oggi non possiamo più valutare gli apprezzamenti verbali verso l’altro sesso come esaltazione della loro bellezza, perché sono considerati veri e propri reati; altra battaglia da combattere sarà contro gli eccessi sguaiati da sabba del sabato sera; ci saranno pure anche infiltrati, ma a casa nostra, e proprio perché a casa nostra, non dobbiamo permetterlo né tollerarlo, Alpini o infiltrati che siano! Tutto sarà usato, filmato, fotografato e sfruttato da chi con premeditazione organizza crociate contro gli uomini con il Cappello Alpino. Come scolpito nella roccia del Doss Trento “per gli Alpini non esiste l’impossibile” e quindi con questo spirito dobbiamo prepararci ad affrontare anche queste nuove sfide, non rapidamente risolvibili perché è un problema sociale, basta leggere le notizie quasi giornaliere di abusi e soprusi. Dovremo farci paladini e sostenitori del progetto della sede nazionale #controlemolestie, anch’io voglio far parte del cambiamento, in primis con il buon esempio: campagna lunga e difficile, ma se ci siamo quasi riusciti con i trabiccoli sono certo che vinceremo anche questa, con il comportamento, la collaborazione e l’attenzione di tutti noi sicuramente, però anche con una riscrittura delle nostre Adunate, riportandole ad essere Raduno alpino, quel misto di sacro e profano come solo le nostre Adunate hanno saputo essere in tante passate edizioni. Scacciamo i mercanti dal tempio! Ripartiamo da Udine con una vera Adunata di Iscritti ad un’Associazione d’Arma!
raccontare il passato, progettare il futuro
ricordare il passato vivendo il presente
è una di quelle frasi che si definiscono motivazionali. Descrivono il coraggio necessario ad accettare le sfide di ogni giorno: un esame, qualsiasi progetto di vita, un dolore. Il coraggio di combattere: c’è chi scende nell’arena e chi rimane a bordo campo. Se sei nell’arena è perché hai accettato la sfida. Sai che rischi di farti male e di essere abbattuto, ma sai anche che ti rialzerai. Sai che potresti uscirne sconfitto, ma ci provi, mentre a bordo campo si parla e si critica. Pazienza: non si scende nell’arena aspettandosi l’applauso da bordo campo. Si va nell’arena perché si è fatti così. La gente non può vedere ciò che pensiamo, ma di certo può vedere ciò che facciamo.
Faccio mio un pensiero del Presidente americano Franklin Delano Roosevelt
“Non è colui che critica a contare, né colui che indica quando gli altri inciampano o che commenta come una certa azione si sarebbe dovuta compiere meglio.
L’onore spetta all’uomo nell’arena.
L’uomo il cui viso è segnato dalla polvere, dal sudore e dal sangue.
L’uomo che lotta con coraggio, che sbaglia ripetutamente, sapendo che non c’è impresa degna di questo nome che sia priva di errori e mancanze.
L’uomo che dedica tutto se stesso al raggiungimento di un obiettivo, che sa entusiasmarsi e impegnarsi fino in fondo e che si spende per una causa giusta.
L’uomo che, quando le cose vanno bene, conosce finalmente il trionfo delle grandi conquiste e che, quando le cose vanno male, cade sapendo di aver osato.
Quest’uomo non avrà mai un posto accanto a quelle anime mediocri che non conoscono né la vittoria, né la sconfitta”.
Per questo non dobbiamo smettere di avere progetti ambiziosi, per questo, ancor più convinti dopo la delusione, abbiamo ripresentato la nostra candidatura a organizzare e ospitare l’Adunata nazionale 2025!
La cosa fondamentale per raggiungere i nostri obiettivi, però, è che tutti all’interno di ogni Gruppo e in Sezione parlino e si ascoltino a vicenda. Non dovremmo mai temere di dire cosa ci aspettiamo, né di parlare apertamente di come realizzare le nostre aspettative. Essere Capogruppo o Presidente significa, secondo me, incoraggiare il dialogo ed essere disposti ad ascoltare.
Ho un’ultima proposta per voi: lavoriamo TÜCC’ ÜN al progetto immagina l’Ana tra dieci anni; può sembrare un’impresa enorme e sfiancante, ma se non oggi, quando? Soltanto pochi anni fa, era chiesto di compiere le nostre azioni di solidarietà con discrezione. Comprendo e apprezzo il ragionamento di fondo: l’umiltà è una qualità meravigliosa e dovremmo continuare a coltivarla, ma in altri modi; tenere nascosta l’ANA in questa società, che vive di influencer e di “mi piace” sui social, ha influenza negativa sulla nostra crescita: solo con la condivisione dei nostri momenti, della nostra identità possiamo dare l’opportunità di far comprendere a chi non ci conosce chi siamo veramente e l’impatto sulla società degli Alpini.
Come possiamo, dunque, far sì che le persone, le nuove generazioni, ci conoscano e si avvicinino a noi? Condividendo! La Sezione, i vostri Gruppi hanno bisogno di ambasciatori per trasmettere il nostro messaggio e i nostri progetti per costruire un mondo migliore da lasciare in eredità ai nostri figli e nipoti; e i migliori ambasciatori siete voi: più idee e obiettivi condividete, più incoraggiate gli altri a collaborare con noi, a iscriversi e rimanere iscritto, Alpino, Dormiente, Amico degli Alpini o Aggregato che sia.
Avere un obiettivo è come decidere la meta per le vacanze. Solo se sai dove andare, puoi iniziare a programmare il viaggio, a prenotare gli spostamenti e a comprare quello che ti manca e che ti serve per affrontare quell’esperienza. Se, invece, rimandi le scelte fondamentali e ti limiti a dire “voglio andare in vacanza”, alla fine rimarrai con un desiderio che non riuscirai a realizzare. Oppure sarai costretto ad accontentarti o a seguire chi ha le idee più chiare delle tue e che magari non condividi.
Vi chiedo di riflettere su queste mie analisi, nient’altro che proposte per proseguire nel modo migliore un cammino comune che, sono certo, impegnandoci riusciremo a percorrere, perché se molte realtà sono cambiate, il nostro spirito, la nostra voglia, la nostra determinazione, la nostra semplicità e serenità nella concretezza del fare sono rimaste quelle di sempre e questo non può che lasciare spazio alla speranza in un futuro sereno, non solo per la nostra Associazione, ma anche per la nostra amata Italia che ha avuto, ha e avrà sempre bisogno dei suoi Alpini!