I nostri primi cento anni

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In alto i cuori, compiamo cento anni, i nostri primi cento anni, dobbiamo, dovete essere orgogliosi di quanto fatto, ma soprattutto dobbiamo essere pronti alle sfide future, dobbiamo essere sempre pronti a spostare in aventi il nostro orizzonte, oggi abbiamo raggiunto una vetta importante, ma passate queste giornate di meritata festa, subito, come in montagna quando si raggiunge una vetta, da domani dobbiamo volgere lo sguardo verso nuove i stimolanti vette da raggiungere!
Il nostro passato, le nostre tradizioni i nostri valori devono essere il punto di partenza per costruire il nostro futuro: il passato non torna più, non dobbiamo dimenticarlo, ma oggi è nostro dovere pensare al futuro: i padri fondatori, i reduci, chi ci ha preceduto in associazione, tutti ci hanno lasciato in eredità uno zaino colmo di identità, esempio, valori, memorie, sacrifici: abbiamo idealmente raccolto la loro fiaccola, non lasciamola spegnere, ma vivifichiamola ogni giorno con il nostro impegno, è una fiaccola da tenere con orgoglio alta, guai a noi se non sapremo passarla ben fiammeggiante soprattutto alle nuove generazioni.
La nostra Associazione, secondo me, deve rimanere sempre attuale. Impariamo dagli alberi: ogni stagione cambiano le foglie, ma conservando le radici. Quindi, idee nuove certo, ma sempre fedeli ai nostri valori, alla nostra identità, ai nostri principi, al nostro amor di Patria. Essere Alpino non significa pagare un bollino una volta l’anno. Essere Alpino significa essere sempre pronti a dire CI SONO ogni qualvolta qualcuno di più debole di noi, ha bisogno significa prendersi cura del territorio, della propria casa: è un atto d’amore, servire gli altri è il modo migliore di vivere. perché cambia non solo la vita di chi aiutiamo, ma anche la nostra; quante volte le nostre gocce di sudore si sono mischiate a gocce di lacrime:se tutti mettessero in pratica i nostri valori son certo che il mondo non si troverebbe in questa situazione.
Non dimentichiamoci mai di essere un’associazione d’arma, che sulla tessera è scritto associazione nazionale alpini, non io nazionale alpini. Siamo tutti legati alla stessa cordata e quindi, come in montagna, se uno di noi rallenta, aspettiamolo, aiutiamolo coinvolgiamolo con il nostro entusiasmo e la nostra partecipazione attiva, alpini, amici degli alpini e aggregati dobbiamo esserlo tutti i giorni! Ci aspettano anni difficili, ma non dimentichiamoci mai che quando alziamo le braccia non è per arrenderci, ma per rimboccarci le maniche!
Secondo me, questi nostri primi cento anni si possano sintetizzare in quattro significativi momenti; il primo, al termine della Grande Guerra, quando dalle ceneri di quella immane tragedia, come araba fenice per non dimenticare, una cinquantina di Reduci, chiamati a raccolta dal conte Nicolò Carandini, fondarono la nostra Sezione, tre anni dopo la nascita dell’ANA a Milano, accendendo una fiaccola fatta di identità, valori e memorie da trasmettere: in altre parole la missione della nostra Associazione.
Il secondo nel 1946, quando quella fiaccola fu riaccesa da altri Reduci, guidati da Mario Balocco e Guido Rivetti, con Alberto Buratti Presidente, che fecero rivivere la Sezione al termine della Seconda Guerra Mondiale.
Il terzo, quando la fiaccola portata dai nostri Alpini e volontari accorse nel 1976 in Friuli, per noi di Biella a Moggio Udinese, dopo il terremoto: momento di svolta, che ci ha trasformato da pura associazione d’arma anche in associazione attenta ai bisogni delle nostre comunità, dei nostri territori; fiaccola alzata poi in molti altri interventi, tra tutti voglio ricordare la realizzazione, nei primi anni novanta, della Cascina Carrubi con Presidente Corrado Perona.
Io considero il Friuli, e tutti i successivi interventi, un metter in pratica la nostra Preghiera, quando recita rendi forti le nostre armi contro chiunque minacci la nostra Patria: anche le calamità naturali sono minaccia!
Il quarto, l’oggi che personalmente ci riguarda: noi siamo i reduci della naja, ben consapevole dell’enorme differenza tra un Reduce che ha attraversato una guerra e noi che abbiamo attraversato la leva. Adesso tocca a noi tenere alta la fiaccola avuta in eredità da chi ci ha preceduto e guai farla spegnere per accidiosa pigrizia! E’ nostro obbligo morale verso chi l’ha portata prima di noi non solo non farla spegnere, ma soprattutto passarla ancora accesa alle nuove generazioni: non farlo non sarebbe da Alpini, da Amici degli Alpini e da Aggregati della Sezione di Biella!
Per questo dobbiamo con caparbietà continuare la battaglia per il ripristino di un servizio obbligatorio per la nostra patria: anche se battaglia ardua, non scendiamo a compromessi su soluzioni alternative. Ovvio che certe situazioni internazionali, possono essere affrontate solo da professionisti e mai come oggi ce ne stiamo rendendo conto; creare tuttavia un corpo ausiliario che li affianchi, non come cooperativa o agenzia interinale di servizi o chissà cos’altro, son certo che aiuterebbe i nostri giovani a ritrovare il rispetto dei valori, a condividere l’esperienza di vita in comune, ad apprezzare la solidarietà che nasce con il sacrificio fatto per aiutare chi marcia al tuo fianco! Abbiamo ancora i numeri per far sentire la nostra voce, per trasmettere ai giovani i nostri ideali, altrove dispersi.
Questi dovranno essere i nostri scopi associativi, i nostri traguardi da raggiungere all’alba del nostro secondo secolo: essere presenti, partecipare alle nostre molteplici attività, fare in modo che la nostra vita alpina sia vera e non sopportata con malcelata indifferenza; solo così facendo son certo che la nostra amata Sezione potrà guardare con fiducia al suo secondo secolo!
Ciascuno di voi diventi ambasciatore del mondo alpino: tutte le attività devono essere raccontate, soprattutto al di fuori della nostra Associazione; approfittiamo di social e media e soprattutto con l’esempio per spiegare ai giovani, ad amici e colleghi la nostra storia, i nostri valori, la nostra identità, il nostro volontariato al di sopra di ogni interesse personale.
Grazie a chi si impegna, magari ingoiando qualche boccone amaro, per il bene della Sezione e del suo Gruppo, consapevole che sono realtà troppo importanti per danneggiarle con dissapori o egoismi personali.
Grazie a tutti quelli che rispettano le regole scritte e quelle non scritte, non trascurando mai il buon senso nell’applicarle.
Grazie a chi si accontenta di una pacca sulla spalla e di un buon bicchiere di vino come ringraziamento e non pretende medaglie e squilli di tromba.
Grazie a chi continua a percorrere con lealtà e schiettezza la via maestra che ci hanno indicato i nostri Padri fondatori.
Non possiamo limitarci a gestire la quotidianità, diventiamo mattone essenziale per costruire la società, il nostro destino è servire la Patria.
Facciamo del nostro esser custodi di valori, che si chiamano famiglia, identità, storia, solidarietà, altruismo, il nostro vaccino da iniettare al mondo!
La nostra manifestazione di oggi sia segnale forte, gli Alpini per l’Italia, per il Biellese, ci sono stati, ci sono, ma soprattutto ci saranno sempre:


DIAMO UN FUTURO AL NOSTRO PASSATO

                                                                                                                              Marco Fulcheri

 

Foto: Stefano Socco e Lorenzo Cerchiaro


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