Le sette sedi della Sezione di Biella

postato in: Primo piano | 0

Le penne nere biellesi hanno la loro casa in via Ferruccio Nazionale. Ma tutti sanno, anche i meno veci, che è solo da qualche anno che la Sezione ANA di Biella ha sede in questo edificio. Il 29 ottobre 2006 lo stabile, ex Telecom, è diventato la base degli alpini del Biellese. Prima, il cuore dell’associazione pulsava al civico 33 di via Lorenzo Delleani, dove oggi è attiva l’Università Popolare. Tuttavia, anche quella non fu la prima sede. Soltanto, si fa per dire, quasi cinquant’anni fa, precisamente sabato 15 settembre 1973, il Tricolore alpino iniziò a sventolare di fronte alla ormai traslocata “Mutua”. L’inaugurazione della sede corrispose a quella del “Museo permanente delle Truppe Alpine”, intitolato alla memoria del presidente sezionale Mario Balocco. Naturalmente la storia non è affatto finita. Perchè non comincia da via Delleani.

In occasione del taglio del nastro della sede di via Nazionale, l’allora presidente nazionale Corrado Perona ricordava di quando gli alpini biellesi si riunivano in via Vescovado. Proprio così: la sede della sezione era lì, al numero 11, in quell’elegante palazzotto a tre piani, con sei archi e il bel portone. I locali erano angusti, eppure, prima di avere un po’ di comodità in via Delleani, quello era ciò che la Sezione di Biella dell’ANA poteva permettersi. E, per quanto lo spazio disponibile fosse poco, all’epoca quella era una sede in “condominio”. Infatti, allo stesso indirizzo si trovava anche la Società sportiva “Pietro Micca”. E, dal 1949, anche il Gruppo ANA Biella Centro… Altro che assembramenti! Neanche a dirlo, però, non fu a due passi dalla Curia episcopale che gli alpini biellesi si diedero la sede primigenia. Già, quando nel 1973 la lasciarono, quella postazione aveva una storia lunga sette lustri, ma neppure quella era la prima.

In attesa di continuare questo percorso a ritroso sulle orme degli scarponi nostrani, in effetti vale la pena di raccontare qualcosa della sede di via Vescovado 15, che poi divenne 11. Correva il molto littorio anno 1937, XV E. F., quando le penne nere conquistarono quell’ambita posizione. E “Il Popolo Biellese”, organo del locale PNF, il 25 ottobre pubblicò la cronaca dell’avvenimento: “Gli alpini, i nostri simpatici «scarponi» hanno inaugurato nella nostra città la loro sede. Il simpatico amico cav. Guido Rivetti, presidente della sezione del Biellese, ha fatto tutto in silenzio, per preparare questa improvvisata alle sue «penne nere». In via Vescovado, sopra la «Pero», ha scovato un bel salone e relativa sala di presidenza; l’ha fatta rendere tutta candida, come la bianca neve che tanto gli alpini amano, ed ha fatto istoriare dal pittore Velan, sulla grande parete centrale, la bella frase «Canta che ti passa». Ne è riescita una meraviglia. Luce diretta e diffusa, dà una vivacità calma all’ambiente; un bellissimo bar si inquadra, allettante, al fondo della sala. Sabato sera il salone, per l’inaugurazione era più che affollato, gremito di «scarponi» e di amici dei baldi Alpini. Alle 21 vi è stata l’inaugurazione; solenne e nello stesso tempo piena di cara familiarità cameratesca. Sua Eccellenza Monsignor Rossi ha benedetta la sede e poi ha parlato esaltando nel nome di Dio la Patria, nel valore degli Alpini, la fermezza della fede. Erano attorno a Sua Eccellenza il Vescovo le autorità cittadine il colonnello Matricardi, comandante il quarto reggimento Alpini. Dopo Sua Eccellenza ha parlato il Presidente cav. Guido Rivetti, e dopo di lui il colonnello Matricardi. Tutti i vecchi e giovani Alpini si sono commossi ed esaltati alle parole degli oratori, sfogando dopo il loro entusiasmo cantando le loro forti e nostalgiche canzoni. Seguì quindi un ricco rinfresco offerto agli intervenuti dalla presidenza. Ieri mattina alla nuova sede fu tenuto rapporto ai Capi Gruppo delle Sezioni del Biellese dal Presidente; seguì il «grande rapporto» consistente in un rancio consumato e magnificamente servito al ristorante della Stazione. Al levar della mensa parlarono applauditissimi il presidente cav. Guido Rivetti, il collega Negro e il cappellano alpino parroco di Camandona Don Banino. Prestò servizio, allietando anche di più i convenuti la banda dei reduci alpini di Ponderano”.

Un ottimo inizio, no? Ma quello non era l’inizio…

Procediamo e ci spostiamo nel 1931, dalle parti della stazione delle F.E.B. Ferrovie Elettriche Biellesi, cioè dove l’attuale via della Repubblica, allora via Vittorio Emanuele II, incontra via Bertodano. Oggi, appena oltre il grandioso cancello del defunto Lanificio Giuseppe Rivetti & Figli, un discreto palazzo ospita la Confesercenti. Nello stesso posto, in quel 1931, prima di prendere uno dei trenini diretti nelle vallate, si poteva mangiare un boccone al Ristorante Nazionale, anche noto come Ristorante Nazionale Rivetti. Guarda caso erano stati i Rivetti, Ermanno e Guido, ad avere l’idea di aprire il locale nei pressi della loro fabbricona. Il ristorante era diventato immediatamente il ritrovo degli sportivi (la FIGC di Biella lo aveva eletto a ritrovo ufficiale) e degli avanguardisti cittadini (come a dire che i “rossi” non erano i benvenuti…). Perché non tirare in ballo anche gli alpini?

Su “il Biellese” del 3 novembre 1931, sotto il titolo Gli alpini biellesi hanno inaugurato la nuova sede sezionale dell’A.N.A., si legge il resoconto dell’inaugurazione nel Ristorante Nazionale. Certo, un pubblico esercizio non era il massimo per forgiare lo spirito di appartenenza, tant’è che, appena fu possibile, si scelse un’altra soluzione. Ma tutto questo vale per come noi oggi intendiamo l’alpinità, con mille attività in essere e altrettante necessità logistiche. Allora, però, il tutto si riduceva al “trovarsi” e al programmare di farlo ancora, a Biella o altrove, per gioire coi vivi e ricordare i morti.

L’evento inaugurale si svolse il 24 ottobre 1931, sotto l’egida del presidente Felice Becchio Galoppo. Ecco come andarono le cose: “Una brillante circolare del solerte e amato Presidente Dott. Becchio Galoppo commemorava in questi giorni i fasti gloriosi che al nostro 4° Reggimento Alpini guadagnarono lo splendore di una medaglia d’oro e sui Solaroli creavano un’Ara luminosa, immortale. E sere fa oltre un centinaio di soci aderiva all’invito di partecipare ad un rancio speciale per meglio riandare, in comunità di spiriti e di mensa, ai giorni gloriosi lontani, ma sempre presenti. Il rancio, ottimo e signorile, fu servito al Ristorante Nazionale di via Vittorio Emanuele, presso la stazione delle Ferrovie Elettriche Biellesi. Al levar delle mense, il Presidente lesse un’affettuosa lettera di adesione del signor Colonnello Rossi, che impossibilitato ad esserlo di persona, volle essere vicino in ispirito ai baldi reduci alpini dominante l’adunata, suscitando da parte dei presenti un vibrante saluto al suo indirizzo. Indi il Presidente, con vivida espressione, con commossa parola, ricordò i Fratelli immolatisi sull’Altare sacro della Patria in armi; ed i presenti, in piedi, in religioso silenzio, accolsero le sue parole rivolgendo un pensiero mesto a quelli che furono, ma in pari tempo esaltandosi nell’orgoglio di avere appartenuto al glorioso 4° Alpini. Il Dott. Becchio Galoppo chiuse il suo dire inneggiando a S.M. il Re, al Duce ed al Patrono dell’Associaz. Naz. Alpini S.A.R. il Principe di Piemonte, suscitando imponente, interminabile ovazione. A lui seguì lo scarpone onorario Eusebio Uberti, che trovò modo, con bella e facile parola, di risollevare il vivissimo desiderio degli scarponi biellesi di avere qui in questa nostra città, centro di reclutamento alpino, anche un reparto di Alpini. Terminata la parte, diremo così, ufficiale della serata, riprese il sopravvento la scarponeria, e le risate, i canti (con assolo e cori) portarono alle ore piccole, in una atmosfera di affettuosità così viva e vibrante, da far sorgere in tutti la speranza di una nuova prossima adunata”.

Può apparire strano, parlando di alpini, ma quella delle piole era una specie di tradizione. Anche rievocando le sedi della nostra Sezione. Sì, perché in via Vittorio Emanuele II si concludeva il “giro” dei bar e/o affini.

Prima di piantare la picozza al Ristorante Nazionale gli alpini biellesi sperimentarono alcune sistemazioni interessanti. Dal marzo del 1923 furono “ospiti” dell’Albergo delle Quattro Nazioni, in Riva, lungo via Galilei, poco prima del semaforo.

Sulla “Veglia Verde” di sabato 3 marzo 1923 ci sarebbe da scrivere a lungo. Magari un’altra volta. Per il momento può bastare la cronaca apparsa su “La Tribuna Biellese” del 10 marzo. “Superando ogni previsione, davvero ottimo fu l’esito della «Veglia Verde», data nei locali delle «Quattro Nazioni» sabato sera 3 corrente, dalla Sezione di Biella dell’Associazione Nazionale Alpini. Piu che «Veglia», «Riunione famigliare» avrebbe potuto chiamarsi la festa che aveva lo scopo del divertimento e della riunione delle famiglie degli associati alpini. E tanta fu l’affluenza degli intervenuti, da far sembrare ristretto il grandioso salone delle danze, sfarzosamente addobbato ed illuminato”.

Possiamo considerare quella serata la “inaugurazione” della sede sezionale? Tecnicamente sì. Sì, perché per i successivi otto anni l’ANA Biella fu attiva all’Albergo delle Quattro Nazioni. Unica deroga? Le assemblee più popolate: per quelle si andava nella palestra di via Arnulfo o nelle sale della “Pero” (un segno del destino…).

Nel primo periodo di stanza presso l’albergo di Riva ci furono comunque delle alternative che derivavano dalla situazione di incertezza dell’incipit. Consideriamo che la data di nascita accettata della sezione è il 9 dicembre 1922 quindi, nel marzo del 1923, si era davvero ai primissimi passi. Il sito di ritrovo doveva rispondere a determinate caratteristiche, ma non è che Biella offrisse molte opportunità. Tant’è che era d’uopo, spesso, far buon viso a cattivo gioco. Ecco perché su “Il Corriere Biellese” del 17 aprile 1923 tramanda: “Adunanza di ex militari gli ex alpini ed artiglieri da montagna sono vivamente pregati di intervenire sabato sera, 21 corr., alle ore 20,30, nei locali del Cantinone, in Viale Regina Margherita, per comunicazioni va rie ed importanti deliberazioni”. Il “Cantinone” di oggi, quello sotterraneo rispetto alla Provincia di Biella, non ha nulla a che fare con quello citato nel 1923. Infatti, quello in cui si trovarono le penne nere biellesi il 21 aprile 1923 era un locale di pertinenza della Bottiglieria Gremmo. Cambierà nome poco dopo in “Bel Giardino”, ma nel 1923 si chiamava ancora il “Cantinone” e, per orientarci nello spazio, possiamo dire che era ubicato sotto i portici di viale Matteotti, dove oggi c’è il bar del Portico. Il “Cantinone” non fu una vera e propria sede (oppure sì, ma a che cosa serve perdere il passo alla ricerca di una definizione?), piuttosto solo un luogo di ritrovo estemporaneo in attesa di una sistemazione più stabile. Anche perché sotto le stesse volte di mattoni si radunavano altre associazioni, come Società Giovani Calciatori Biellesi. Eppure, va tenuto in conto nell’economia generale di questa storia: quindi, ci fu anche un (breve) periodo del “Cantinone”.

E quel luogo è importante nelle vicende d’esordio della Sezione ANA di Biella, perché sabato 16 dicembre 1922 è nel sotterraneo di una bottiglieria, come fosse una galleria di una trincea, che furono assegnate le prime cariche sociali del neonato sodalizio alpino nostrano. Quando il confettiere Riccardo Delpiano assunse il comando delle operazioni. Tra le carte dell’Archivio Storico della Sezione ANA di Biella si conserva un dattiloscritto che documenta l’invito a quell’appuntamento, il secondo, dopo il primo, quello fondativo.

Quel documento fu redatto in occasione dell’assemblea del 9 dicembre 1922, presieduta dal conte Nicolò Carandini (segretario l’ex tenente avv. Antonio Vivanda). Sabato 9 dicembre 1922, tra le 21.35 e le 22.00 fu costituita la Sezione ANA di Biella. Con cinquanta soci presenti, come previsto dallo statuto dell’Associazione Nazionale Alpini. Fu una costituzione rapida, unanime, molto alpina. “Riservando la designazione della sede”, verbalizzò il segretario Vivanda, perché nessuno si era ancora posto il problema o, meglio, perché nessuno aveva già trovato la soluzione. Dunque, tutto rimandato al sabato seguente, per l’appunto al “Cantinone”.

Alla fine, resta una domanda, anzi “la” domanda… Dove si trovavano i cinquanta fondatori quella sera del 9 dicembre 1922? Su “La Tribuna Biellese” del 6 dicembre 1922 uscì questo trafiletto: “I soci dell’Associazione Nazionale Alpini, sono pregati di voler intervenire all’assemblea generale che si terrà presso la Sede provvisoria (Caffè Gurgo, via Umberto) alle ore 20,30 di sabato 9 corrente”. Arcano svelato: il Caffè Gurgo!

Si trovava al civico 40 di via Italia (allora via Umberto I), sotto i portici, tra il vecchio negozio della drogheria Carpano (oggi Maffeo) e la storica pasticceria Bianchi. Nel cuore di Biella. Dal 1952 il Caffè Gurgo non esiste più (con le sue poltrone rosse, il fascino discreto, le vetrine in cui si specchiò Giuseppe Garibaldi nel 1859), ma quando chiuse vantava ben oltre un secolo di vita. Una targa commemorativa non starebbe male da quelle parti, per ricordare un locale in cui è passata la storia della città e per tramandare ai bocia che lì si diedero appuntamento i più veci dei veci, un secolo fa.

Sotto quei portici, al civico 40 di via Umberto I (oggi via Italia), c’era il Caffè Gurgo: lì è nata ufficialmente la Sezione ANA di Biella il 9 dicembre 1922.

Un ultimo cenno. Quella del Caffè Gurgo era la sede provvisoria, come si legge sul giornale. Ma sede provvisoria di che cosa? Forse questa storia non è ancora finita… Forse non è così che è cominciata… Ci fu un “prima” di quel 9 dicembre 1922? E chi era Nicolò Carandini? Sarà il caso di parlarne la prossima volta…

                                                                                                                                              Danilo Craveia

Se questo articolo ti è piaciuto condividilo: